Il colpo di sonno

Quale terapia?

Il colpo di sonno alla guida pare essere oggi la causa di quasi il 40% degli incidenti stradali, quasi sempre dovuto alla non messa in atto del norme di sicurezza prima di mettersi alla guida, tra le quali un sufficiente riposo.
La situazione emotiva che si crea a seguito dell’incidente causato da “colpo di sonno” , in base all’entità del disagio in termini psico organici che presenta il soggetto che ne è coinvolto, rientra quasi sempre nella categoria dei Disturbi Post traumatici da Stress, soprattutto dove sia seguito il successivo decesso di un passeggero o di un esterno all’auto oppure una ferita di entità importante.

 

Il Disturbo post traumatico da stress insorge laddove l’individuo subisca un “colpo”, potente ed inatteso, sia dal punto di vista dell’impatto emotivo che realmente fisico, da lui stesso subito o da una percorsa cara.

Molte persone rivivono il trauma più volte ( incidente stradale,  violenza fisica, calamità naturale, rapina…)  tramite flashback diurni e notturni in cui riemergono percezioni sensoriali relative all’evento sentite come reali, in grado di alterare completamente il piano di realtà e portando ad una fantasia di imminente reiterazione dell’atto, immobilizzando emotivamente il soggetto in questione e non permettendogli di procedere nel quotidiano  vivere serenamente.

La particolarità di questo disturbo e’ la tempistica di insorgenza dei sintomi, di solito circa dopo tre mesi dal trauma, con una permanenza sintomatologica variabile da soggetto a soggetto.

Come per molte altre tipologie di situazioni in cui si possa generare forte stress a seguito di un impatto inaspettato,l’autista che  “subisce” un colpo di sonno, vive la situazione come se fosse l’assoluto “autore” dell’accaduto,  eliminando a volte completamente l’assetto di casualità e fatalità che, se pur in minima parte,  sussiste e dovendo rivedere la percezione di se stesso come infallibile. Si è notata un correlazione significativa nella tempistica di elaborazione dell’accaduto e personalità di tipo controllante: per questi soggetti l’incidente porta a “ridimensionare” la visione di se stesso in un’ ottica più realistica , fino a quel momento non presa troppo in considerazione a vantaggio/svantaggio di una percezione spesso onnipotente di controllo dell’ambiente circostante.

La responsabilizzazione eccessiva, i sensi di colpa significativi (specialmente se l’incidente ha causato feriti o addirittura  morti ), sono il primo ostacolo ma anche importante argomento di trattazione all’interno del processo di lavoro.

Le fasi più significative per l’elaborazione dell’accaduto in diversi orientamenti terapeutici prevedono una serie di Step organizzati sotto forma di progetto :

  • Il racconto dell’accaduto ( spesso capita che il paziente senta l’esigenza di raccontare molte volte lo stesso episodio, sentendo la parola ed il pianto come unica liberazione possibile dagli stati emotivi opprimenti)
  • La ricerca delle risorse personali e modalità di affrontare i problemi presenti nel soggetto prima dell’evento,  per ricordarle, recuperarle e riutilizzarle
  • Gli “alleati” di supporto al soggetto ed al terapeuta; si ricercano figure di riferimento affettive parentali ed amicali in grado di far sentire il paziente “ non da solo” con il proprio sconforto, invece circondato da affetto e comprensione. Spesso il terapeuta chiede di incontrare le figure di riferimento impartendo strategie comportamentali d’aiuto
  • Si cominciano a dare “compiti pratici” per far fronte all’accaduto ed aiutare nel compiere , grado per grado, percorsi in macchina supportati da strategie personalizzate di messa in atto per Step. Si lavora secondo “obiettivi” e “motivazioni” x ritrovare la sicurezza alla guida, a volte costruiti e /o preimpostati in ambito terapeutico  secondo metodologie mirate
  • Laddove vi siano state  vittime post incidente, si può pensare, laddove ci fossero condizioni ottimali, di predisporre un incontro con i parenti delle stesse

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