News

Novità e approfondimenti a cura della Dott.ssa Tumminia

Atelofobia: “Non sono mai abbastanza”…la paura di essere imperfetti

Basta ricorrere all’etimologia greca per capire di quale forma di disagio soffra il soggetto atelofobico: ateles (imperfetto ) e phobos (paura) indicano la costante paura, inserita tra i disturbi d’ansia, di non essere abbastanza né dal punto di vista estetico né a livello di capacità prestazionali ( ad esempio lavorative) e/o relazionali, nonostante non sempre la manifestazione del problema si estenda e/o venga generalizzato a tutti i settori di vita, dipendentemente dal grado di distorsione della percezione di se stesso e del proprio valore.
Quale potrebbe essere l’origine dell’Atelofobia?
Sicuramente alla base della personalità del soggetto che di fronte ad eventi non ordinari da affrontare o nel proprio modo di porsi con se stesso e con l’esterno di sente prevalentemente imperfetto , esiste una fragilità ed insicurezza evidente ma non necessariamente manifesta, a volte sconosciuta anche per gli stessi soggetti coinvolti fino a quando non ci si trovi a confrontarsi con una condizione in grado di svelare i propri limiti emotivi.
A volte la vita infantile o adolescenziale è stato il momento in cui si è scatenato il potenziale d’insicurezza, a causa di traumi rivisitati , ad esempio, dalla capacità reattiva di fronte a situazioni familiari od amicali svalutanti. È sempre il proprio bagaglio personale interpretativo che, secondo gli orientamenti della psicoanalisi del profondo, porta all’affrontare, superandoli o meno, gli eventi oggettivamente definibili come sconfortanti.
Laddove subentrino, come rafforzativi in negativo, una o più fonti esterne, a confermare la presunta idea di imperfezione nel soggetto atelofobico, tramite atteggiamenti svalutanti e/o volti a sottolineare “le pecche” ma mai i successi, il soggetto a disagio potrebbe trovarsi ad assumere atteggiamenti rinunciatari adottando comportamenti “lotta o fuga” ( ricordiamo come anche la lotta si connoti tra i comportamenti di tipo rinunciatario almeno per alcuni tratti laddove porti al decentramento da se stesso verso l’eliminazione dell’altro – come falso obiettivo – per l’affermazione di sé, secondo un processo illusorio del “vincere facile” ).
Tipici sintomi del soggetto con disturbo atelofobico
I sintomi presentati ,essendo un disagio che invade la sfera emotivo comportamentale profonda di sé, presenta sintomatologia complessa, invadendo la sfera fisica, emotiva e mentale.
A livello fisico facilmente il soggetto riporta sensazioni di simil e/o reale attacco di panico, vertigini, accelerazione battito cardiaco, nausea, insonnia, tremore, difficoltà a respirare , sensazioni alternate di caldo e freddo…
Circa la sfera mentale è facile intuire come il profilo di personalità atelofobico si caratterizzi da tendenza al pessimismo, autostima bassa (anche ben mascherata),severa delusione verso se stesso, esagerazione in negativo nella percezione della realtà, ansia anticipatoria circa prospettiva di eventi
Emotivamente l’atelofobico è preoccupato per il futuro , ha paura , rabbia, sensi di colpa, tristezza e malinconia, spesso però le preoccupazioni sono esageratamente enfatizzate, sconfinando da un esame di realtà oggettivo in termini di previsionalita’ d’esito
Trattamento e cura
Rientrando a pieno diritto tra i disturbi d’ansia, sicuramente risulta efficace innanzitutto portare il paziente al riconoscimento degli stimoli ansiogeni , prospettando allo stesso la gravità delle manifestazioni che ne deriveranno , se non curate, e l’incidenza nello stile di vita ( si ricordi che un disturbo atelofobico non preso sul serio, poggiandosi su stati malinconici e tristi prolungati, può condurre ad importanti depressioni fino a giungere – in alcuni casi – al suicidio ).
La presa di coscienza viene poi appoggiata e trattata con percorsi di rilassamento , utili le tecniche specifiche di meditazione guidata ed approcci cognitivo-comportamentali volti alla reimpostazione di stereotipi mentali circa il riconoscimento del proprio bagaglio emotivo e la possibilità conseguente di percepire capacità, competenze ed eventi in maniera idonea.

Lo stato d’animo più frequente nel post- pandemia : “ il LANGUISHING” ( NON è depressione ma senso di vuoto/disorientamento)

Lo dice la parola stessa  , “LANGUISHING” , “languire” , termine coniato e reso noto dal New York Times,

Il PARTNER “ PER TUTTA LA VITA ”: come si sceglie? Aiutati con la “Psicologia del Paradosso”

È frequente durante i percorsi di crescita personale e/o di psicoterapia,

Disturbi del sonno (in aumento in pandemia): l’importanza dell’orario notturno in cui ti svegli, significato e rimedi (senza farmaci!) secondo la medicina cinese: ascolta il tuo corpo

Appassionata come sono della filosofia di vita e pensiero orientale , mi trovo spesso a studiare e documentarmi  su testi …