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Novità e approfondimenti a cura della Dott.ssa Tumminia

Psicologia della lamentela: il lamentoso cronico, un’altra faccia dell’egoista

Non è un caso che la lamentela costante ( anche amplificata e cristallizzata attraverso “l’effetto pecora”) ampiamente diffusa nel reale ed ancor più  nel mondo virtuale  tramite  un meccanismo persuasivo di massa – si lamenta uno si lamentano tutti – ( a volte senza nemmeno saperne il perché ) , sia direttamente correlata all’egoismo dilagante , il male del secolo, seguendo il motto per cui le proprie problematiche – vere o presunte tali – siano sempre di entità maggiore e più frequenti di quelle degli altri: più aumenta l’egoismo comportamentale come modus vivendi , maggiore è la comunicazione lamentosa che vede il proprio bisogno di appagamento come prioritario rispetto a quello degli altri.

 

Perché ci si lamenta?

La LAMENTELA: Deresponsabilizzazione egoistica dalla fatica dell’impegno personale verso il successo nella vita

 

Ci sono diverse modalità attraverso cui si intravede , o si nota proprio esplicitamente ,la natura egocentrata di chi si serve del “fare lamentoso” come strumento autoriferito e finzionalmente autosalvifico.

La Lamentela strumentalizzata per abbandonare l’obiettivo : la rinuncia programmata

Il Lamentoso cronico  , molto diverso da quello episodico ( che invece potrebbe avere realmente motivi oggettivi di abbattimento comunque provvisori e non invadenti l’intera sfera psichica ), fondamentalmente è un pigro comportamentale ed ancor prima nel pensiero , preferisce delegare all’esterno la responsabilità del proprio malessere , per lo più fittizio od enfatizzato come forma di autocommiserazione rinforzante la pigrizia, fase preparatoria all’abbandono dell’obiettivo:

non  c’è lavoro , non lo cerco neanche più, che società di raccomandati”

“Proprio oggi che volevo uscire sicuramente verrà a piovere, che sfortuna , non esco”…

“ vorrei uscire con quella persona, ma prenderò l’ennesima fregatura, meglio lasciar perdere….”

Questo tipo di lamentoso assume sempre stereotipi mentali circa la realizzazione degli obiettivi personali ma anche sociali basandosi su un Locus of Control Esterno: delega quindi il destino dei propri successi (da quelli quotidiani e banali -come un’uscita riuscita- a quelli progettuali – ottenere un lavoro ) a cause esterne a sé:  la politica, il meteo, la fortuna…. , contrariamente alla personalità positiva che tende invece ad attribuire principalmente a se stesso la possibilità di riuscita  ,orientandosi verso un Locus of Control Interno.

 

La Lamentela come Vittimismo teatrante : “ tutti gli occhi su di me!”

Questi soggetti si riconoscono abbastanza in fretta, sono i più frequenti, producono l’effetto devastante di assorbire l’energia degli sventurati che ne sono, a loro scapito, a stretto contatto quotidiano o rappresentano, semplicemente , incontri casuali per strada sporadici di conoscenti di passaggio( per fortuna )

Iniziano la conversazione  fingendo di interessarsi all’altro, con il fine di spostare l’argomento in realtà su se stessi.

Dopo il “ come va ? Tutto bene?”…. parte una lunga dissertazione sulle proprie sventure anticipate sempre dalla frase : “ ah guarda , invece io, non sai, beato te!!!”

Il fine, anche con connotazioni un minimo sadiche , e’ quello non solo di farsi autocommiserare fintamente , sperando sotteraneamente anche in elogi rinforzanti i propri tratti narcisistici ( “ ma tu sei in gamba, sei  bravissimo, ci riuscirai!”), ma anche quello di far innervosire l’interlocutore che, spesso, ha motivi ben più validi per potersi lamentare.

Non date mai questa soddisfazione al lamentoso!!!

 

La LAMENTELA COME “MODUS VIVENDI”:  IL LAMENTOSO  CRONICO

Sono quelli tecnicamente  e socialmente  denominati  soggetti che rimurginano : hanno un bisogno costante di creare e trovare problemi sempre nuovi.  Essendo anche queste modalità comportamentali  tipici tratti riscontrabili nel disturbo depressivo,  ansioso ed ossessivo, è facile comprendere come il reiterarsi in forma cronicizzata di questo tipo di pensiero aumenti la probabilità di insorgenza di gravi disturbi invasivi di personalità.

Perché è così pericoloso  il pensiero costantemente lamentoso?

Ricordiamo che la nostra mente funziona per processi autopersuasivi anche e fortemente rinforzati da automatismi comportamentali, tale per cui , più ripeto un pensiero più quello facilmente si trasformerà in azione , ovvero nella “mia realtà pensata e poi resa concretamente vera”: il mondo diverrà davvero per il lamentoso  un mondo contro se stesso.

È talmente vero che è ormai provato come la lamentela  perpetuata riesca  addirittura a disinnescare  i neuroni dell’ ippocampo, zona cerebrale adibita al problem solving: insegno quindi alla mia mente che non c’è soluzione , nemmeno dove invece c’e’.

 

La vita del lamentoso è una vita triste, infelice ed ingannevole : hanno la felicità davanti ma , essendosi abituati a non volerla vedere, non la percepiranno più .

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